“Substrata”_BIOSPHERE

by Leonardo Giannotti

Substrata è una delle pietre miliari dell’ambient anni ’90.

Quindi, se aprendo questo link per curiosità o caso non avevate comunque intenzione di accollarvi un nuovo album grindmetalfreejazzcore, non perché manchi di attrattiva ma semplicemente per mancanza di spazio, allora potete stare tranquilli.

Qui oggi, nel corso di questa ennesima giornata ultra-mediata lungo la quale assimilerete più significanti e significati di quanto un tempo venivano micro-dosati per una vita — un po’ come la storia che l’erba di oggi è molto più potente di quella dell’era boomer —, mi inserisco per un album di musica d’ambiente. Che può essere sì, come ogni musica, totalizzante, ma anche perfettamente adatta come sfondo per un’ora delle nostre occupazioni. Dopotutto, l’ambient è quella musica, diceva Eno, che può essere “ascoltata attivamente con attenzione come può essere facilmente ignorata, a seconda della scelta dell’ascoltatore”.

Insomma, che lo conosciate già o meno, (ri)ascoltate questo disco, fatevi accompagnare ancora una volta, fosse anche la prima, dalle lente ripetizioni, dagli scossoni e i crepitii dei ghiacci, dal risuonare di interminati spazi di là dal circolo polare artico: i ritmi non pulsati degli assestamenti terrestri emergono tanto più nel silenzio di questi ecosistemi proibitivi per i mammiferi africani comunemente noti come esseri umani. Biosphere, progetto musicale di Geir Jenssen, nasce e vive a Tromsø, città dell’artico, in Norvegia. La terza più popolosa area urbana sita appunto più in alto del circolo polare artico (prima ci sono le città russe di Murnmansk e Noril’sk). Siamo, per capirci, in quella sezione del mondo dove la latitudine, né troppo alta né troppo bassa, permette di osservare nitidamente l’aurora boreale. Ma comunque non da fine aprile a metà agosto per il “sole di mezzanotte”, quando — come nella prima traccia, As the sun kissed the horizon — il sole sfiora, senza varcarla, la linea del tramonto(mentre un aereo passa in lontananza).  

Della produzione quest’anno trentennale di Biosphere Substrata è il lavoro che più lascia sprofondare in queste aperte distese polari, nelle atmosfere innevate boschive o montane che pure riemergono sempre nella sua discografia. Come notava Murray Schaffer nel suo studio sui paesaggi sonori naturali “nelle vaste area settentrionali della terra il suono dell’inverno è quello dell’acqua ghiacciata — del ghiaccio e della neve”, “Il ghiaccio e la neve si accordano attraverso la temperatura”. Materiali sonori che si mescolano con l’impronta umana: mentre la neve fiocca lenta, lenta, lenta, un motore risuona lontano, si sentono delle parole, un maneggiare di oggetti da campo, campionamenti tratti spesso direttamente dalle escursioni dello schivo artista scandinavo.

In due parole, Substrata, un disco dai toni opposti a quelli ironici in apertura di questa presentazione cazzona, rende davvero la serietà e la pacatezza solitaria e sublime degli spazi artici, la loro profondità quasi misteriosa che riecheggia nei dialoghi in russo, nei parlati, nelle citazioni del maggiore Briggs e del gigante di Twin Peaks che qui, come la neve, cadono a pennello: “Sorry to wake you, I forgot to tell you something. The things I tell you, will not be wrong”. Una mirabile opera ambient atmosferica che respira l’aria gelida del mare di Norvegia ed è abbagliata dal sole che d’inverno, per brevi ore, si riflette sulle alture innevate del Tromsøfjord.

  1. As The Sun Kissed The Horizon
  2. Poa Alpina
  3. Chukhung
  4. The Things I Tell You
  5. Times When I Know You’ll Be Sad
  6. Hyperborea
  7. Kobresia
  8. Antennaria
  9. Uva-Ursi
  10. Sphere Of No-Form
  11. Silene
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