Wake up young man, it’s time to wake up
Your love affair has got to go
For 10 long years, for 10 long years
The leaves to rake up
Slow suicide’s no way to go, oh
È di una rinascita che ci parla Layne
La rinascita primaverile
La rinascita dopo 10 anni
Perché non si può vivere di ricordi, che siano dell’estate appena passata o degli ultimi 10 anni, le foglie vanno raccolte, rinascere e porre fine al lento suicidio di una storia d’amore agli sgoccioli.
Il pathos di questo album è superlativo, non smetto di ascoltarlo, non smetto di apprezzarlo.
L’incantesimo della voce di Layne non si spezza e nonostante la sua prematura scomparsa questo album è stato licenziato per ricordarci che le sue parole la sua presenza è innata.
Correva il 1995, la moda dei supergruppi grunge era ampiamente cavalcata, ma il livello musicale raggiunto dai Mad Season rimane a mio parere unico: sarà che il progetto nasce come terapia di disintossicazione promossa da Mike McCready che riunisce in uno studio Barrett Martin (Screeming Trees) e John Baker Saunders. Le prime session producono due dei capolavori dell’album, Wake Up e River of Deceit. Ma manca un pezzo ancora, e in nell’ottica del progetto d disintossicazione quale miglior voce e miglior rappresentante se non il frontman degli Alice in Chains Layne Staley?
Questo è un album del quale non si può parlare prescindendo dal pathos che trasmette, analizzarlo dal punto di vista musicale sarebbe fine a se stesso: è un album di sofferenza, di introspezione, di rinascita per chi la raggiungerà. È amore e poesia, è sofferenza e gioia. È emozione nel sentire l’estensione vocale gracchiante di Layne. A sugellare un equilibrio estatico sono i soli di McCready capaci di stimolare emozioni quanto le liriche, perfettamente allineati alla linea musicale di tutto l’album aggiungendo intensità ad un lavoro composto da lacrime e cuore.
Nell’arco di 10 giorni in quello studio di Seattle i quattro compongono una serie di tracce che niente hanno a che vedere con quanto prodotto dalle rispettive band di provenienza: è un insieme di Blues, da sempre la musica della sofferenza per eccellenza con accenni ad un rock un po’ più pesante di quello canonico; d’altronde la presenza di Baker Saunders, unico componente non di Seattle del quartetto e soprattutto unico a non avere una “estrazione” grunge, conosciuto da McCready durante un rehab in Minnesota anni addietro. La bellezza del giro di basso di Wake Up, l’incedere di River of Deceit, sono assolutamente merito suo.
My pain is self-chosen
At least, so the prophet says
I could either burn
Or cut off my pride and buy some time
A head full of lies is the weight, tied to my waist
The river of deceit pulls down, oh oh
The only direction we flow is down
Down, oh down
River of Deceit è un’altra pietra miliare di questo lavoro, è l’esegesi della vita: è la consapevolezza di quanto il dolore sia auto-imposto, è la consapevolezza della posibilità di salvarsi ma di quanto questa sia frenata dalla attrazione e dalla gravità del Fiume dell’Inganno, ce ci spinge giù, si giù.
E purtroppo questo sarà il destino sia di Layne che di Baker, che non riusciranno a sconfiggere l’eroina non ci lasceranno che le loro opere, attuali come non mai.
L’album si compone di un’altra immensa traccia, una sorta di bossa nova, Long Gone Day, che aggiunge al quartetto la presenza di Mark Lanegan e della sua inconfondibile voce: il gioco delle parti con Laney e il relativo intreccio di timbriche vocali raggiungono livelli altissimi di maestosità musicale.
Lord it’s a storm and I’m heading to fall
These sins are mine and I’ve done wrong
I want you to
Oh, I just want you to
Come on down
I fear again, like then, I’ve lost my way
And shout to God to bring my sunny day
Il tema di queste liriche è ricorrente, è un tracciare il bilancio della vita, degli errori commessi, prendere coscienza che si è ciò che si vuole, che gli ostacoli che incontriamo nella vita ci forgiano e se non li superiamo o lo facciamo errando è giusto riconoscerlo e capirlo.
Questo è un album immortale, un lavoro da mettere sul piatto con cadenza mensile in una sorta di training autogeno della propria esistenza: la rinascita non passa che da sé stessi, il riconoscimento degli errori non può che essere nostro, il non affogare in un mare di lacrime e sangue e sprofondare negli abissi del fiume degli inganni dipendono dalla maturità che dimostriamo nell’affrontare gli ostacoli che ci si pongono davanti.

- Wake Up
- X-Ray Mind
- River of Deceit
- I’m Above
- Artificial Red
- Lifeless Dead
- I Don’t Know Anything
- Long Gone Day
- November Hotel
- All Alone